Cā Roman
posto all’estremo sud dell’isola di Pellestrina, nella Laguna di Venezia, č  un sito di eccezionale interesse paesaggistico, storico e naturalistico: un’Oasi
che  ospita habitat preziosi e residuali e  oltre 170 specie di uccelli, alcune delle quali rare e minacciate. Oggi a Cā Roman dopo le devastazioni causate  dal progetto MOSE, č nuovamente in pericolo. Il Comune di Venezia, infatti, ignorando le principali osservazioni presentate da diverse associazioni ambientaliste, ha approvato un progetto di “recupero” che causerā danni gravi e irreversibili all’Oasi.
Undici delle quarantadue ville bifamiliari, previste nell’ex colonia delle suore Canossiane, saranno realizzate in un’area ancora vergine, che garantisce il mantenimento dell’unico collegamento laguna – dune – mare ancora integro in tutto il litorale veneziano. Un’area speciale, dichiarata non edificabile dal PALAV (Piano di Area della Laguna e dell’Area Veneziana) e dove lo stesso Comune prevede “esclusivamente interventi manutentivi sulla vegetazione esistente”. Alla Proprietā (Ca’ Roman s.r.l.) č stata anche concessa la riattivazione dei pozzi esistenti per estrarre acqua dalla falda: una pratica proibita dalla Legge Speciale per Venezia sin dal 1973 per gli accertati effetti negativi sulla subsidenza del suolo lagunare. Il prelievo d’acqua dai pozzi, voluto dalla Proprietā solo per risparmiare sui costi di allacciamento alla rete idrica, potrā avere pesanti ripercussioni sugli habitat e sulle specie presenti nell’Oasi. E’ evidente, inoltre, la volontā della Proprietā di realizzare, sul fronte lagunare, un attracco per le barche dei futuri proprietari delle ville con ulteriori problemi d’inquinamento delle acque e disturbo per la fauna.

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Ca’ Roman č, dunque, un caso emblematico di una battaglia di civiltā a tutela di un patrimonio naturale, di un bene comune riconosciuto e apprezzato da tutti a parole, ma sacrificato, nei fatti, agli interessi speculativi di pochi, potenti privati.

I nostri interventi

Per cercare di bloccare questa perdita irreversibile, Italia Nostra si č rivolta alla giurisdizione amministrativa (TAR), ma la sospensiva dei lavori č stata negata.Il Consiglio di Stato, con l'ordinanza presentata il 26 marzo scorso, ha accolto l’appello presentato da Italia Nostra per una sospensiva dei lavori a Ca’ Roman.
Secondo le Associazioni ambientaliste l’inizio dei lavori avrebbe comportato la distruzione dell’ambiente e del paesaggio (il progetto prevede la realizzazione di 11 delle 42 ville in un ‘area di “elevato interesse naturalistico”), vanificando cosė il ricorso presentato al TAR.Nella sua ordinanza, il Consiglio di Stato ha riconosciuto che la modifica allo stato dei luoghi avrebbe comportato un “danno grave e irreparabile” al sito.
Il Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste del Lido,  ha svolto un ruolo di primo piano nella difesa di Ca’ Roman, prima presentando insieme alla LIPU le osservazioni al “piano di recupero” e poi garantendo il supporto tecnico ed economico a Italia Nostra nei ricorsi intrapresi.
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